Industria 4.0: l'uomo è uno dei capisaldi

24 Settembre 2019
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Lo diciamo da sempre noi di Considi, e ce lo hanno confermato anche le parole di un guru dell’innovazione come il vicentino Federico Faggin: è l’uomo uno dei capisaldi della rivoluzione digitale di Industria4.0. La trasformazione in atto nelle nostre aziende richiede infatti figure professionali in grado di accompagnare questa mutazione, guidarla, indirizzarla verso obiettivi di sviluppo che siano sostenibili e soprattutto duraturi per l’azienda stessa.

La formazione continua è la chiave per allinearsi a Industria 4.0

Le profonde trasformazioni di economia e lavoro che stanno caratterizzando le imprese oggi richiedono un impegno profondo nell’innovare per continuare ad essere competitivi. E la formazione continua dei propri dipendenti sta assumendo sempre di più un ruolo di primo piano. Industria4.0, infatti, richiede una crescente e costante domanda formativa legata agli investimenti nelle nuove tecnologie. 

Insomma, la sfida per le nostre imprese oggi è quella di trovare la persona giusta per il posto giusto. E purtroppo il nostro Paese ha ancora molta strada da fare in questo senso. Come testimoniano infatti varie fonti, tra cui il sistema informativo Excelsior del Ministero del Lavoro-Unioncamere, tra i profili professionali più difficili da reperire mancano infatti quelli più specializzati, e i settori che hanno maggiori difficoltà a reperire personale sono quelli del Made in Italy e della meccatronica. Uno dei motivi di questo mismatch è la preparazione professionale non in linea con le richieste delle imprese. Scontiamo, in parole povere, l’incapacità di stare al passo con l’innovazione.

La meccatronica, in particolare, è uno dei settori trainanti del nostro territorio. Sia per volumi di produzione e fatturato che soprattutto per l’export. Ed è il comparto manifatturiero centrale per il passaggio alle nuove modalità produttive spinte da Industria4.0. Per questo sia le grandi imprese che le pmi sono costantemente impegnate nella ricerca di un maggior numero di figure professionali legate alla trasformazione della catena produttiva. 

Industria 4.0 richiede competenze e professionalità che mancano

Come ha sottolineato anche il vice presidente di Federmeccanica Federico Visentin, amministratore delegato di una importante azienda vicentina, la Mevis Spa, «Le figure più richieste in ottica 4.0 sono i tecnici per l’automazione e i sistemi meccanici; i tecnici per la gestione e manutenzione ed uso di robot industriali; i progettisti di impianti industriali e gli addetti alla programmazione di macchine a controllo numerico». 

Unioncamere stima che da qui al 2023 il fabbisogno occupazionale delle aziende della filiera “meccatronica-robotica” oscillerà tra le 83mila e le 96mila unità. A questi si aggiungono poi tra i 19mila e i 23mila addetti necessari al settore della riparazione e manutenzione.

Figure che scarseggiano nel nostro sistema formativo e per le quali è necessario invece correre ai ripari prima possibile se vogliamo che le nostre imprese non perdano la sfida della competitività. «L’obiettivo – sottolinea Visentin – è scambiare buone prassi nell’allineamento del fabbisogno formativo della filiera e nell’aggiornamento dei curricula. Più in generale serve una cultura favorevole all’impresa che in Italia manca».

Il salto culturale e organizzativo deve investire sul capitale umano

Un messaggio che è stato al centro della recente assemblea di Confindustria servizi innovativi, ospitata a Vicenza e guidata dal nostro Gianni Dal Pozzo che è Presidente della sezione vicentina. «L’innovazione non è affare di pochi, ma riguarda tutte le aziende, la classe politica, le famiglie stesse. Per questo dobbiamo lavorare tutti nella direzione di un rinascimento digitale delle nostre imprese».

«Sono stati fatti certamente passi in avanti – ha sottolineato in occasione dell’assemblea di Vicenza il presidente nazionale Marco Decioma è ancora tanta la strada da percorrere e bisogna passare da un processo di lenta crescita evolutiva ad un salto in avanti. Se noi aggiungiamo un microchip alle macchine e agli impianti non abbiamo fatto rivoluzione digitale ma abbiamo adeguato le vecchie tecnologie, pura sostituzione tecnologica».

Il vero salto da fare è culturale, organizzativo, di integrazione e naturalmente di competenze e qualità del capitale umano. Temi che da sempre sono al centro dell’azione di Considi e per i quali la nostra società lavora fianco a fianco con le migliori eccellenze manifatturiere del territorio. 

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