Due persone fuori dal comune hanno tessuto la trama su cui ancora oggi si sta ricamando il TPS: Sakichi e Kiichirō Toyoda. La metafora della tessitura non è casuale e la si può pienamente comprendere visitando il museo Toyota in Giappone, dove camminando lungo il percorso dedicato alla tecnologia tessile giapponese, si possono osservare, allineati cronologicamente, i telai sviluppati da Sakichi Toyoda, comprendendo i loro meccanismi.
Ci sono aziende, come l’americana Boeing, che fanno visitare il museo ai loro giovani tecnici una volta l’anno, perché osservino, con attenzione e prendendosi il tempo necessario, il modo con cui Sakichi Toyoda ha continuato a migliorare i suoi telai anno dopo anno. A 22 anni, nel 1890, inventò il telaio in cui con una sola mano si poteva muovere avanti e indietro il pettine (strumento per ordinare i fili dell’ordito) e contemporaneamente, in maniera automatica, s’inseriva la navetta (strumento che srotola adeguatamente il filo di trama durante la tessitura), aumentando la produttività di circa il 50% e migliorando la qualità del prodotto.
Nel 1896 inventò il primo telaio automatico giapponese, il telaio a vapore Toyota, munito di diversi meccanismi, tra cui uno che bloccava automaticamente la tessitura alla rottura del filo di trama. Rispetto al passato aumentava la produttività di 20 volte, dando un notevole contributo al progresso del settore tessile giapponese. E così, anno dopo anno, invenzione dopo invenzione, Sakichi Toyoda nei suoi 63 anni di vita, ottenne 84 brevetti e 35 restyling in Giappone e divenne titolare di brevetti in altri 19 Paesi. Raggiunse questi risultati guidato dalla passione e dalla volontà di arrivare a grandi invenzioni, mosso da una forza d’animo tipicamente giapponese.
Sakichi Toyoda non lavorò alla sue invenzioni nascondendosi nel suo laboratorio di ricerca. Ogni pomeriggio lavorava nello stabilimento per migliorare i macchinari e la sera ritornava nel laboratorio, elaborando i dati raccolti al pomeriggio. Non progettò subito i telai divenuti poi famosi in tutto il mondo, ma un po’ alla volta, osservando nello stabilimento i macchinari in movimento, scovando continuamente dei problemi e risolvendoli. Trasformava le idee in azioni, non in parole.
Sakichi Toyoda diceva “Non facciamoci abbattere dalle difficoltà, portiamo a termine ciò che abbiamo deciso di fare” e “Diamo il nostro contributo al Paese”.
Nel 1910, dopo due anni dalla prima vendita del modello T della Ford, Sakichi Toyoda andò in Inghilterra, dove si rese conto che “questa è l’era dell’automobile” ed iniziò il progetto automobilistico.
Kiichirō Toyoda fu l’uomo a cui Sakichi affidò il sogno di “dedicarsi completamente al Paese, costruendo automobili”.
Dopo aver fatto innumerevoli ricerche sull’industria automobilistica americana e in particolare su GM e Ford, nel 1933 Kiichirō Toyoda lasciò questo breve scritto a proposito della propria politica futura:
“Per quanto riguarda il metodo di produzione, bisogna imparare dal sistema produttivo di grandi serie in stile americano, senza più imitarlo pedissequamente, ma creando un sistema di produzione adatto alla situazione del nostro Paese, che valorizzi lo spirito creativo e di ricerca”.
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